“Riaccolto”: il marchio di pomodori liberi dal caporalato di Casa Sankara – Ghetto Out

     

    C’è un modo in più per acquistare pomodori pelati prodotti in Italia rispettando i diritti dei lavoratori. Vengono dal foggiano, sono raccolti dai migranti dell’associazione Casa Sankara – Ghetto Out e dal mese di febbraio sono disponibili in 360 supermercati e ipercoop di Coop Alleanza 3.0 in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Sicilia. Sulla confezione vediamo i loro volti, non più invisibili e non più sfruttati, ma finalmente accolti: da qui il nome della linea di pelati, Riaccolto. Ne abbiamo parlato con Mbaye Ndiaye, referente per Casa Sankara.

    Riaccolto, i pomodori pelati pugliesi caporalato free

    In una terra fortemente condizionata dallo sfruttamento dei braccianti agricoli e delle braccianti, come ci ha raccontato l’attivista Lucia Pompigna, nascono anche alcune delle esperienze virtuose più interessanti contro agromafie e caporalato.

    riaccolto filiera etica

    casasankara.it

    È il caso della filiera etica promossa dall’associazione No Cap, presieduta da Yvan Sagnet, ma anche della salsa di pomodoro SfruttaZero, dalle campagne di Bari e Nardò in Salento. Prodotti realizzati tutelando i diritti dei lavoratori, rispettando la terra e, negli anni, distribuiti in maniera sempre più capillare. “Riaccolto – la Terra della Libertà” segna un’ulteriore opportunità per il consumatore, ma soprattutto la realizzazione di un sogno per un gruppo di persone migranti che, fino a pochi anni fa, viveva negli insediamenti informali della zona e che, con il lavoro e uno spazio dove vivere, sente di aver riacquistato anche la dignità.

    Ghetto Out – Casa Sankara, infatti, è un’associazione che dal 2017 gestisce degli spazi abitativi autogestiti per migranti e braccianti stagionali e, oggi, 15 ettari di terreno dove coltivare i pomodori. Partiti da un gruppo di sole quindici persone, nelle strutture possono trovare un luogo dove dormire e un pasto caldo al giorno oltre 500 persone, secondo il modello delle foresterie.

    “Abbiamo finalmente realizzato qualcosa che abbiamo sognato per otto anni” ricorda emozionato Mbaye, “siamo andati per gradi: abbiamo pensato prima a darci un tetto dignitoso sopra la testa, poi ad avere un lavoro con un pagamento giusto. Queste erano le cose che sognavamo con Stefano Fumarulo.”

    La nascita del pomodoro “pulito” grazie al sogno di Stefano Fumarulo

    stefano fumarolo

    casasankara.it

    La strada che ha portato alla realizzazione di Riaccolto parte da lontano. Dal 2012 delle prime proteste nelle campagne pugliesi e della prima volta che Mbaye ha visto il ghetto di Rignano. “Sono stato lì con un’associazione che si occupava di portare alle persone che ci vivevano qualcosa da mangiare o con cui coprirsi. Io sapevo suonare lo djembé (un tamburo tradizionale dei paesi dell’Africa occidentale, ndr) e andavo lì: in parte facevo musica, in parte parlavo con gli altri ragazzi africani per sensibilizzarli e suggerire loro di stare attenti al lavoro nero e allo sfruttamento.”

    Alla fine della stagione della raccolta dei pomodori, un primo incontro con il prefetto dell’epoca, Luisa Latella, che conosceva il modello di accoglienza di Riace ha acceso una miccia: l’idea di creare anche in Puglia uno spazio dove vivere in modo degno, quello che poi nel 2017 sarebbe diventato Casa Sankara. Nel frattempo difficoltà e frenate non hanno fatto perdere d’animo Mbaye e il gruppo di giovani che si sono avvicinati a lui fino all’incontro, in Commissione Antimafia, con Stefano Fumarulo, dirigente regionale impegnato attivamente nella lotta alla criminalità e nel contrasto al caporalato, scomparso prematuramente il 12 aprile 2017.

     

    “Quando è venuto a Casa Sankara” ricorda il referente, “ha trovato un gruppo di persone che vivevano in maniera diversa. A lui e anche al Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, venuto qui dopo l’elezione, abbiamo detto ciò che per noi era importante: non l’assistenzialismo ma dignità, un lavoro con il contratto nazionale, con il giusto pagamento. Non vogliamo soldi, ma case per dare un tetto ai ragazzi fuori dal ghetto, un sistema di trasporto sicuro e terreni per coltivare.”

    Il marchio che “racchiude tutto il buono del territorio”, tra accoglienza e riscatto

    riaccolto marchio

    casasankaraghettout/facebook.com

    Grazie a un bando della Regione Puglia, questo sogno di legalità e inclusione si è progressivamente trasformato in realtà, e il 2 marzo 2017 è stato anche chiuso, per la prima volta, il ghetto di Rignano da cui tutto era partito. Ma il sogno dei ragazzi di Casa Sankara e di Fumarulo era di creare anche un’attività che generasse lavoro e permettesse al modello di sostenersi.

    “È stato ancora Fumarulo a portare a Casa Sankara Carmelo Rollo, presidente di Legacoop Puglia. Ci disse: qui può nascere il marchio della dignità”. Ormai il dado era tratto e la strada verso Riaccolto segnata. “È stato un percorso lungo e faticoso, ma nei nostri pelati c’è una storia, ci sono le idee di Stefano – che abbiamo voluto ricordare tutti insieme nell’anniversario della morte – e c’è quella ‘i’ che richiama noi, gli invisibili che tirano la testa fuori dall’acqua e sono presenti qui per essere protagonisti.”

     

    Li avete già visti anche nelle Coop vicine a voi?

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