Tarassaco: tutti i benefici, le controindicazioni e gli usi del dente di leone

     

    Il tarassaco è, tra le erbe spontanee commestibili, probabilmente una delle più conosciute. Pianta molto diffusa, cresce in qualsiasi tipo di terreno, dai prati montani alle strade della città, e si riconosce per i suoi fiori gialli e il caratteristico soffione, con cui spesso giocano i bambini. In realtà è nota sin dall’antichità per i suoi benefici, soprattutto per reni e fegato, per i quali vale la pena conoscerlo meglio. Ecco perché in questo articolo vogliamo parlarvi di tutte le proprietà del tarassaco e darvi qualche consiglio su come utilizzarlo correttamente in cucina.

    Che cos’è il tarassaco?

    Il tarassaco è una pianta perenne e spontanea, che appartiene alla famiglia delle Asteracee. È ampiamente distribuita nelle zone temperate dell’emisfero settentrionale, e in Italia si sviluppa prevalentemente nelle zone di pianura fino a 2000 metri. Questa pianta, considerata infestante, resiste bene alle avversità e si adatta a qualsiasi tipo di terreno e di temperatura, per cui è possibile trovarla anche nei prati, nei campi incolti e persino ai margini delle strade in città.

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    Il suo nome scientifico, Taraxacum officinalis, deriva dalle parole greche taraxis (che significa infiammazione, disturbo), e akeomai, (rimedio o cura). È conosciuta, infatti, fin dall’antichità come pianta medicinale, utilizzata per trattare varie problematiche come dispepsia, bruciore di stomaco, disturbi della milza e del fegato, epatite e anoressia.

    Deve alle sue spiccate proprietà diuretiche e depurative il nome volgare con cui è conosciuto in italiano, ovvero “piscialetto”, simile al francese pissenlit. Altro nome comune di questa pianta è anche dente di leone, probabilmente per la forma dentata delle sue foglie, che peraltro sono commestibili, per cui viene anche chiamato “cicoria matta” o cicoria selvatica.

    Fioritura e curiosità

    Fiorisce a partire dalla primavera fino a tutto il periodo autunnale, con un’infiorescenza di un bel giallo deciso. Il fiore produce un frutto secco, il quale contiene il cosiddetto “pappo”, ovvero il soffione, un ciuffo di peli che tutti, almeno una volta nella vita, ci siamo divertiti a disperdere nel vento, giocando con la leggenda popolare che vuole che si possa esprimere (e avverare) un desiderio o avere un anno positivo, solo se si riesce a soffiar via l’intero ciuffo in un sol colpo!

    Ma cosa si utilizza di questa pianta? A scopo terapeutico, prevalentemente radici, foglie e fiori ancora chiusi, per la preparazione di infusi, tisane e decotti. Le foglie possono essere raccolte da ottobre ad aprile e consumate sia crude che cotte. I benefici di questa pianta sono innumerevoli e sono conosciuti sin dall’antichità, grazie alle sue particolari caratteristiche nutrizionali. Scopriamo nel dettaglio quali sono.

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    Tarassaco: caratteristiche nutrizionali e benefici

    Il tarassaco (o dente di leone) contiene acqua, zuccheri, proteine, ma soprattutto, carotenoidi, pigmenti vegetali dal forte potere antiossidante, fitosteroli, ovvero composti chimici vegetali che riducono il colesterolo, vitamine e sali minerali. In particolare:

    • sodio
    • potassio
    • fosforo
    • magnesio
    • vitamine del gruppo B
    • vitamina A
    • vitamina C
    • vitamina E.

    Questa erba selvatica ha proprietà terapeutiche preziose, conosciute già dai medici arabi del X e XI secolo d.C. che la utilizzavano per il trattamento di disturbi del fegato e della milza. Le foglie e le radici erano utilizzate dai nativi americani per la preparazione di infusi e decotti curativi per malattie renali, dispepsia e bruciore di stomaco. Nella medicina tradizionale cinese il dente di leone è considerato un ottimo rimedio, a volte in combinazione con altre erbe, per curare l’epatite, per migliorare la risposta immunitaria alle infezioni del tratto respiratorio superiore, bronchite o polmonite e come un lassativo, diuretico e antidiabetico.

    Tutte le proprietà del tarassaco

    Le proprietà del tarassaco sembrano essere molte, quindi. Tutti questi effetti benefici, scoperti empiricamente, sono stati poi supportati da numerosi studi sul profilo farmacologico che hanno evidenziato i benefici per la salute dei composti fitochimici estratti da questa pianta. Vediamo in dettaglio quali sono.

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    Proprietà lassativa, per la buona funzionalità dell’intestino

    Il tarassaco contiene inulina, una fibra solubile, e oligofruttani, i cosiddetti FOS, che agiscono come prebiotici favorendo la crescita dei Bifidobatteri e contribuendo al buon equilibrio del microbiota intestinale. L’inulina, inoltre, migliora la funzionalità dell’intestino stimolando la peristalsi e aumentando la massa fecale, con un blando effetto lassativo.

    Proprietà diuretica, depurativa ed epatoprotettiva

    Grazie alla presenza di potassio, il tarassaco favorisce l’eliminazione dei liquidi in eccesso, agendo positivamente su edemi, ritenzione idrica e sulla regolazione della pressione arteriosa. Nella radice di tarassaco, in particolare, sono presenti sostanze bioattive, tra cui tarasserolo e tarassacina, che hanno proprietà colagoghe e coleretiche: in altre parole, stimolano la produzione di bile e ne favoriscono il deflusso dal fegato all’intestino con effetti depurativi per il fegato. I suoi estratti sono utilizzati come coadiuvanti nel trattamento di calcolosi biliari, insufficienza epatica e ittero.

    Proprietà digestiva

    Il tarassaco è utile nel combattere i disturbi dell’apparato gastrico: le sostanze amare presenti nelle sue foglie, i lattoni sesquiterpenici, favoriscono la produzione di enzimi digestivi e stimolano l’appetito.

    Regola colesterolo e glicemia

    Il tarassaco regola i livelli di colesterolo, favorendo l’eliminazione di quello in eccesso attraverso la bile e, inoltre, la presenza di fibre e di fitosteroli ne impedisce il riassorbimento a livello intestinale. Oltre a migliorare il metabolismo lipidico, ha dimostrato di avere proprietà ipoglicemizzanti ed è utile nel prevenire le complicanze diabetiche.

    A supporto del sistema immunitario

    Alcuni polisaccaridi estratti dalla radice e dal fiore di tarassaco hanno proprietà immunostimolanti e immunomodulanti che si sono dimostrate efficaci nel combattere o nel prevenire alcune infezioni batteriche.

    Controindicazioni del tarassaco

    Fatta eccezione per le reazioni allergiche che può provocare negli individui sensibili, il tarassaco non presenta effetti collaterali particolari e il suo utilizzo è considerato sicuro. Può essere controindicato il consumo eccessivo, ad esempio in caso di iperacidità, ulcere e gastriti. In ogni caso, quando viene impiegato a scopo terapeutico è indispensabile chiedere il parere del medico, specialmente quando si assumono contemporaneamente altri farmaci.

    Detto questo, il tarassaco ha benefici importanti, per cui non ci rimane che vedere insieme come utilizzarlo al meglio.

    Tarassaco: come si cucina?

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    Come abbiamo accennato, le foglie del tarassaco sono commestibili, l’importante è saperle riconoscere bene e raccoglierle quando ancora sono tenere, in genere in autunno. Si caratterizzano per il sapore amaro che ricorda quello della cicoria. Si possono aggiungere crude all’insalata, oppure si possono lessare e ripassare in padella con aglio e olio. Una volta cotte, possono essere utilizzate come ingrediente per la preparazione di una buona frittata.

    Come già anticipato, le foglie e le radici essiccate sono utilizzate poi per la preparazione di infusi e decotti. Si possono trovare in erboristeria, insieme a tintura madre e integratori a base di tarassaco.

    Per realizzare un ottimo decotto di tarassaco, potete far bollire dell’acqua e aggiungere per ogni tazza 1 cucchiaio raso di radici di tarassaco, da lasciare in infusione 10 minuti, prima di filtrare e bere preferibilmente la mattina o la sera prima di andare a letto. Diversamente, si possono preparare diverse tisane casalinghe che contengono oltre al tarassaco anche altre erbe.

    Conoscevate tutte le proprietà del tarassaco? L’avete mai utilizzato in cucina?

     

    Articolo scritto con il contributo di Elena Rizzo Nervo.

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