Giornata della Ristorazione 2024, così il settore bussa alla porta della politica
Auto blu, controlli all’entrata, «ma lei non ha una giacca? No? Gliene forniamo una di cortesia», altrimenti non si entra. Camicie qua e là un po’ pezzate, peraltro (faceva caldo, ieri mattina a Roma, e l’aria condizionata qui pare essere partita tardi). I fotografi pronti allo scatto, i microfoni dei giornalisti tv che fremono, arriva o non arriva. Gran via vai. «La stampa la facciamo entrare subito?», ma sì dai. Commessi indaffarati, «lei è in quarta fila, lei in seconda», son particolari che vengono notati. Ecco Pipero, farà una battuta delle sue? Entra Scarselli. Ci sono anche Alfieri, Basso, Derflingher, Carcangiu, le associazioni al gran completo insomma. Alma presente. Apreda elegante come sempre, che parlotta di calcio con Casa, quota pizzerie. Oratori schierati ma ancora non s’inizia: «Che cosa stanno aspettando ancora?».
[[ima5]]Lo si capisce da lì a poco: un brusio anticipa l’apparizione di Lorenzo Fontana, presidente della Camera, qui nella Sala della Regina a Montecitorio è lui il padrone di casa, nonché la terza carica dello Stato, quindi la più alta in gerarchia a presenziare all’incontro organizzato da Fipe-Confcommercio, una specie di lancio istituzionale della seconda Giornata della Ristorazione che si terrà domani, sabato 18 maggio. Si è nel cuore del Palazzo, dove i poteri nazionali trovano la propria sintesi un po’ decadente. Ma è importante esserci, anzi è proprio il senso vero del tutto: la ristorazione italiana si propone come attore, bussa all’uscio della politica, in veste finalmente unitaria. Dice «noi ci siamo» con una scusa, l’evento in sé in fondo è meramente celebrativo ma acquista valore nel momento stesso nel quale chiama la politica al confronto e quindi a dare qualche risposta, a spendersi un po’ per il settore, fossero pure semplici contentini come la proposta di legge che vuole istituzionalizzare tale benedetta Giornata, ne parlano diffusamente i promotori, tutti di maggioranza, primo proponente Luca Squeri, Forza Italia. (Il moderatore Nicola Porro: «Che tempistiche abbiamo per l’approvazione?». Squeri: «Beh, settimana prossima va in commissione, poi deve passare al Senato… Per la prossima edizione sarà legge», risponde ottimista. Porro sulfureo: «Ma certo. È a costo zero…». Come dire: è tutto più semplice quando non bisogna passare dalle force caudine di Giorgetti).
[[ima7]]Il punto è: Fontana c’era, l’abbiamo già detto. C’era anche Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy. C’era ovviamente Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. Messaggio di Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio nonché titolare della Farnesina. Messaggio di Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, ma era abbastanza scontato. Tutti a ripetere come un mantra: la ristorazione è un settore trainante, è l’ambasciatrice dell’Italia e del made in Italy nel mondo. Siete un fiore all’occhiello.
Eppure le istituzioni non hanno fatto abbastanza, in passato. Ne sappiamo le ragioni: il comparto s’è sempre rappresentato male: frammentato, debole, senza un volto preciso e nemmeno un’idea sulla quale convergere. La politica, strattonata da mille altre lobbies più efficienti, ha faticato e in realtà fatica ancor oggi a percepire il nostro peso specifico, per tal ragione la Giornata della Ristorazione, al di là dell’aspetto puramente formale, acquista davvero valore: diventa l’appuntamento in cui, ogni anno, il ministro di turno dovrà pur dimostrarsi attento alle esigenze del settore. Un passaggio obbligato che prima non c’era e che può diventare fertile, chissà.
Lorenzo Fontana se la cava in modo semplice, in fondo non ha ruoli esecutivi, tutto gli va liscio: «Chi di voi sa cos’è la pearà?», chiede, lui è di Verona, platea perlopiù romana e quindi perlopiù attonita, Fontana se la ride. Era per dire: la gastronomia ha un valore d’identità culturale popolare e territoriale, è un patrimonio «prima locale, poi italiano, poi europeo e quindi mondiale da tramandare contro ogni omologazione», applausi.
[[ima2]]Ai ministri in carica è d’obbligo maggiore concretezza, Urso è un pragmatico consapevole e quindi risponde presente, parla della volontà di inserire nel prossimo disegno di legge annuale sulla concorrenza una nuova normativa strutturale sui dehors «in modo da favorire l’accoglienza dei ristoranti rispettando e anzi migliorando il decoro urbano. Ci stiamo lavorando con l’Anci», ossia l’associazione dei Comuni. Ok, non sarà una svolta epocale, ma almeno qualcosa di tangibile.
[[ima8]]Lollobrigida cade invece in una delle sue solite esagerazioni, «l’Italia rappresenta lo 0,2% delle terre emerse, eppure ha saputo coniugare tutte le culture del pianeta», ellapeppa, poi parla della Legge Massari e della proposta di modificare l’art. 32 della Costituzione aggiungendo “La Repubblica garantisce la sana alimentazione del cittadino. A tal fine persegue il principio della Sovranità alimentare e tutela i prodotti simbolo dell’identità nazionale” (un po’ di fuffa, insomma). Quindi dell’intesa raggiunta con Afidop (Associazione formaggi italiani Dop e Igp) e Fipe per la promozione dei caci Dop e Igp nei ristoranti italiani e all’estero. Al microfono va anche Alexandros Vassilikos, presidente di Hotrec, l’associazione che raggruppa alberghi, ristoranti e bar in Europa, «occorre definire nuove leggi che supportino la crescita e la sostenibilità del settore», chiede quindi politiche fiscali più eque, chi può dargli torto?
[[ima4]]Paolo Marchi, fondatore di Identità Golose, sul palco prova a riportare tutti ad ambiti di realtà: «Noi di Identità cerchiamo di essere sempre in anticipo, vogliamo prevedere le tendenze. Proviamo a fare un lavoro di sistema. E allora stiamo attenti, perché nei mesi scorsi i ristoranti stellati d’Italia han sofferto, hanno avuto pochi clienti. E i migliori camerieri italiani vanno a lavorare all’estero, perché guadagnano meglio. Dobbiamo fare in modo che possano tornare in patria».
[[ima3]]Lino Stoppani, che tutto questo ha organizzato come presidente di Fipe-Confcommercio, accoglie l’assist («Ringraziamo per tutti i riconoscimenti che vengono attribuiti al settore, ma questi ancora non si traducono in azioni concrete. C’è troppo frazionamento nelle competenze ministeriali») e incalza pur soft: «La Giornata della Ristorazione è un momento celebrativo di un patrimonio nazionale sul quale serve però una visione strategica da parte del Paese». La stessa Giornata sarà lì a ricordarlo a chi di dovere, ogni anno.