Roma nei confini dell’Appio-Latino: 13 indirizzi tra perimetro e sostanza
Per 5 anni della mia vita, dal 2007 al 2012, la stazione metro della linea A di Ponte Lungo, su via Appia Nuova, è stata la fermata durante il liceo. Di quel periodo ho molti ricordi legati a pause pranzo e prime uscite serali da adolescente. Quando avevo la “lunga” La Fonte del Tramezzino era un approdo sicuro per placare la fame, abitudine che alternavo al gelato di Splash (rigorosamente in coppetta) e, almeno una volta a settimana, non mancava un fritto o un trancio di pizza da La Casa del Supplì; nei pomeriggi più scarichi di compiti si giocava a carte al chioschetto del grattacheccaro alla pompa di benzina di fronte il mio istituto scolastico, l’Augusto.
Molti di questi luoghi sono sopravvissuti agli anni e alle mode: la gelateria di Enrico e Simonetta continua a resistere alle tante insegne “fredde” che nel tempo hanno colonizzato la zona, mantenendo un’originale programmazione di eventi culturali, e intanto la pizzeria al taglio a Re di Roma ha aperto la sua terza sede (quella storica si trova a Trastevere) nel vicino viale Furio Camillo. Altri non ce l’hanno fatta invece: il chioschetto della grattachecca non esiste più. Ci penso ogni volta quando esco di casa e mi dirigo a prendere la metro per andare in redazione: sì, oggi abito proprio a Ponte Lungo. E volendo non c’è ragione per uscire dai confini di questo quartiere, l’Appio-Latino, per mangiare e bere bene, dalla colazione alla cena, tra certezze, restyling, cambi di sede, novità e nuove aperture di cui si comincia addirittura a perdere il conto.
Charlotte Pasticceria
Quando si guarda il bancone di questa stilosa pasticceria contemporanea d’ispirazione francese è difficile credere che l’artefice sia una pasticcera autodidatta. Claudia Martelloni ha iniziato nella cucina di casa prima di curare la linea dei dolci di Luppolo Station, pub dove ancora oggi si occupa dei dessert in barattolo, tra tiramisù e mousse al cioccolato fondente. E pensare che alcune delle monoporzioni signature di Charlotte, come Tiziana ed Emily Bronte siano nate nel locale trasteverino famoso per la sua selezione di birre artigianali. Disponibili anche in formato torta, a queste preparazioni si affiancano i coloratissimi macaron e i golosi cookie, mentre altri prodotti sono venduti a scaffale, come madeleine e granola. Qui si beve solo caffè filtro e tè (in estate infusi a freddo), i succhi di Marco Colzani e, per un pairing alcolico, c’è la Baltic Cookie di Eastside Brewing di Latina, stile Porter, nata dalla collaborazione con la dolce boutique: il caramello che sentite è fait maison.
Dogma
Dal 2022 è un punto di riferimento in città per mangiare pesce di qualità, ma non il classico spaghetto con le vongole o la fritturina di mare: qui si fa tanta ricerca e, soprattutto, si lavora con la brace. Fil rouge di tutto il menu sono, infatti, barbecue e affumicature, presenti in ogni piatto dello chef Gabriele Di Lecce che, insieme ad Alessandra Serramondi (in sala), compagna nella vita e nel lavoro, ha scommesso su piazza Zama con un inedito format fine dining, uno dei pochi (ancora) in zona che, proprio di recente, si è deciso anche a introdurre un menu degustazione di 7 portate a scelta dello chef. Tra le novità si contano l’inserimento del forno a carbone pira, un Risotto (mai stato in carta) con burro, alici e spezie d’arrosto, e piccoli ma costanti interventi sulla sala che hanno permesso di perfezionare l’insonorizzazione fino a rendere più chic e accogliente l’ambiente, tra boiserie e panche di legno. Non preoccupatevi se non leggete più la voce Tiramisù alla brace: a rubare la scena è oggi la Tarte Tatin con fior di latte affumicato a freddo nel bbq spento.
[[ima2]]Il Pollotto
In una sempre più difficile ricerca del pollo allo spiedo perfetto, un giorno è arrivata la risposta: Il Pollotto. Quel giorno non era sicuramente un sabato perché è la chiusura settimanale di questa piccola rosticceria a conduzione familiare con specialità argentine che a Nettuno, borgo sul litorale laziale in provincia di Roma, ha un locale molto più grande, famoso come braceria e per le empanadas. Oltre al pollo intero venduto a un prezzo onestissimo (10 euro) con extra di patate al forno consigliato, l’asado e le empanadas sono due le specialità della casa da accompagnare con una salsa chimichurri, ma siate parsimoniosi.
Epiro
Dopo diversi anni dall’inaugurazione (con il 2024 sono già 11) questo locale resta una delle imprese meglio riuscite di Marco Pucciotti, imprenditore di peso in città che sta collezionando diverse attività (sempre in zona gestisce anche la pizzeria Sbanco), tra i soci fin dall’inizio. Se in greco Epiro significa “terraferma”, che poi è il nome stesso della piazza e del mercato rionale dove affaccia, quest’enoteca con cucina (o cucina con enoteca?) continua a essere un porto sicuro per mangiare bene e bere ancora meglio, ma devono piacervi almeno un po’ i macerati e rifermentati, e in generale un filone enoico più artigianale, disponibile anche per l’acquisto da asporto. Se non venite da prima del 2020 non dovrà sembrare strano vedere l’ex chef Matteo Baldi in sala dove svolge il ruolo di oste moderno, almeno da quando il resto dello staff si è trasferito a Nizza, portando anche Oltralpe l’insegna di Epiro. I piatti cambiano ogni due mesi ma non tutti: come si fa a togliere la mozzarella in carrozza o la fettina panata di vitella?
Gastromario
Dietro a questo localino dalle suggestioni bistronomiche ci sono uno chef, un sommelier e una pasticcera, rispettivamente Francesco D’Agostino, Simone Romano e Valentina De Caro, che dal 2021 riuniscono la pasticceria e il ristorante sotto una stessa insegna. Operativo già alle 8 del mattino nel segno del burro e del carboidrato, da Gastromario il buongiorno è dato da sontuosi lievitati, sfoglie e torte fatte in casa, caffè ma da una certa ora in poi possono essere esaudite anche le ordinazioni salate, magari un uovo in camicia o un toast con capocollo e formaggio. A pranzo e a cena si ordina alla carta con possibilità di optare per il degustazione. Da non sottovalutare la seduta al bancone con vista sulla cucina, specialmente quando è tutto al completo, praticamente sempre, per fortuna. Da tornare anche solo per una delle monoporzioni in vetrina o per il pane di propria produzione.
Johnny’s Off License
L’accento tradisce ancora le sue origini irlandesi ma John Nolan è ormai naturalizzato romano e si confonde benissimo con gli avventori che frequentano questo negozio. Da vent’anni tempio del bere di qualità, l’ingresso di Off License è interamente dedicato al mondo della birra artigianale che è anche la principale attrazione, poi ci sono i distillati di pregio e una selezione enoica affatto male. Per la birra il servizio è fai da te: si prende dal frigo e si consuma in piedi sul marciapiede, dalle 10 alle 21 con orario no-stop.
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La Formaggeria Roma
Frequentare il mercato di piazza Epiro non fa rimpiangere la scelta che si ha agli scaffali del supermercato più fornito. In particolare c’è un banco, anzi due, che catalizza l’attenzione. Francesco Loreti e la sua famiglia presidiano i box numero 25 e 26 con La Formaggeria, negozio-bottega specializzato in prelibatezze casearie, come si evince dal nome, che non rinuncia alla sua indole da pizzicarolo (qui trovate anche la mortadella Bonfatti, presìdio Slow Food). Punto di riferimento per molti chef e ristoratori nel Lazio e persino per l’Ambasciata britannica a Roma che lo ha scelto come fornitore ufficiale di formaggi inglesi, dallo Stilton al Cheddar (tutto è iniziato già prima della pandemia per festeggiare uno dei compleanni della ex regina Elisabetta II), la selezione di formaggi in vetrina supera le 100 referenze, per la maggior parte italiane, che durante il taglio della forma vengono decantate dallo stesso artigiano che le consiglia al naturale, senza miele e confetture. Per fare bella figura in occasione dell’aperitivo, prendete le alici del Cantabrico da abbinare al burro d’Isigny Aop demi sel, raschiato al momento dal secchiello.
La Piccola Abbazia
Coniuga birra artigianale e cucina da pub in stile american bbq (che buone le loro ribs) questo birreria e smokehouse che sorprende anche con i suoi taglieri di salumi e formaggi per iniziare la serata (seguiteli sui social per restare aggiornati sulle novità). Una volta qui, merita sicuramente la bevuta alla spina a scelta tra le referenze che sono segnate sulla lavagna, ma qualora non foste ispirati dalla scelta (difficile con 10 nomi di fila), c’è una buona selezione in lattina e bottiglia, e non delude la carta di whisky e rum. Con la sua apertura anticipata alle 17 è il luogo d’incontro perfetto per un aperitivo post ufficio: gli intenditori s’accomodano al bancone, ma di sera anche il dehors su pedana e con qualche tavolino sul marciapiede di fronte al cinema Trianon ha il suo fascino di quartiere. Da sapere prima: come nella migliore tradizione inglese non è previsto giorno di chiusura ma la saracinesca viene abbassata sempre intorno alla mezzanotte.
Pizza Chef Roma
Quasi irriconoscibile dopo il cambio look che ha sancito questo inizio 2024, la pizzeria al taglio di Mario Panatta e Sara Longo fa veramente la differenza nel giro delle pizze in teglia del quartiere. Leggero, fragrante e alveolato: se la ricerca sull’impasto continua incessante, non è da meno la proposta dei topping che, sin dall’apertura (correva l’anno 2016), è avanguardia pura. I condimenti sono vere e proprie ricette: dal vitello tonnato alla carbonara al tartufo, dalla rossa con polpette a patate sfoglia, baccalà mantecato, crema di patate viola, maionese all’aglio nero e alla barbabietola. Certo, non manca la margherita sul bancone ma a rubare la scena sono le farciture più ricercate che possono contare su ingredienti di prima qualità, dai salumi di Pork’n’Roll La Bottega o ai tartufi di Tenuta di San Pietro a Pettine per i tartufi, mentre il pesce arriva dallo stesso fornitore di Puntarossa Da Renatone. L’apoteosi del fritto si raggiunge con il supplì che, anche questo caso, cambia in base alla stagione: con le prime zucchine dell’anno la dedica alla Nerano era inevitabile.
Rinomato San Giovanni
Se l’inaugurazione passò in sordina a causa dell’imminente annuncio della pandemia, l’hamburgheria di Valerio Maiali ha recuperato con slancio la notorietà che merita in questi primi quattro anni. Cresciuto in una famiglia di ristoratori in provincia di Rieti, il trentenne ha scommesso sul panino (facile quando c’è una carne ottima come quella di Landini e il pane di Roscioli) accompagnato sempre da ottime patate al forno che rubano quasi la scena. Qualora fosse la prima volta, il battesimo è con il Celebre ripieno di scottona, lattuga, cheddar, bacon e salsa Rinomato (disponibile anche in versione XXL), mentre tra le ricette più recenti ci sono il pulled pork e pastrami, entrambi fatti in casa. A convincere sono anche la ristretta ma curata selezione di vini (con il contributo speciale del fratello sommelier, Alessandro), le birre artigianali del vicino birrificio artigianale Jungle Juice e la nostalgica playlist musicale disponibile su Spotify che fa perdonare anche il diverso comfort offerto da sgabelli e tavoli alti.
Semi’na’ria
Tra le cassette di frutta e verdura qui c’è anche spazio per i vinili. A collezionarli è Edoardo Sabatini che, non ancora trentenne, gestisce questo micro panificio di quartiere con bottega, indirizzo Circonvallazione Appia 95. Lo ha aperto la nonna, Pina Fioretto, panificatrice ormai in pensione che in passato ha avuto un forno privato proprio nella strada parallela. Non aspettatevi grandi numeri: Edoardo lavora con piccoli fornitori, sforna pani di varie forme e farine, insieme a torte, taralli e biscotti. A instaurare un filo diretto e aggiornato tra artigiano e consumatore è anche la comunicazione via whatsapp con cui vengono comunicate nel dettaglio le disponibilità del giorno.
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Umami – Trattoria Giapponese
Come nelle storie più belle anche questa avventura è iniziata da un viaggio, o meglio, da uno dei tanti viaggi in Giappone dell’imprenditore Marco Pucciotti (sì, è già stato menzionato in questa ricognizione gastronomica) che è tornato dal Sol Levante con il pallino di aprire un ramen bar. Detto fatto. A marzo del 2018, insieme al socio nonché direttore di sala Davide Frattali (a cui si aggiunge l’attuale chef Claudio Farinelli come quota societaria), aprì Umami. Se il cambiamento più evidente è stato il trasferimento dalla sede di via Veio a quella di via Mario Menghini, quindi da San Giovanni al limite del perimetro dell’Appio-Latino, nel corso di questi sei anni la cucina ha ampliato la proposta, ad esempio introducendo il sushi, trovando poi nuove chiavi di lettura interessanti nei fuori menu: dalla carne Wagyu al riso e anguilla, ma anche semplicemente variando spesso il ripieno dei soffici bun. In mescita si trovano a rotazione tre o quattro tipologie di sake, grande passione di Davide.
Trattoria Etruria
È aperta da 12 anni, in via Etruria 39, ma sembra che stia qui da molto più tempo, l’insegna più verace di questo ideale tour gastronomico, aperta da Gian Luca De Santis, romano de Roma (o meglio “di via Panico, a Campo de’ Fiori”, come specifica lui) e figlio d’arte. Il must have, neanche a dirlo, è la carbonara, ma non si sbaglia mai ordinando una delle loro paste preparate espresse, come le imbattibili Fettuccine con ragù bianco d’agnello. Se non fosse chiaro, sul menu (naturalmente scritto in dialetto e declinato con le voci li primi, li seconni, li contorni, li fritti e li dorci) se la comandano i piatti della tradizione regionale, dal saltimbocca alla romana alle polpette di bollito, dai fagioli con le cotiche alla vignarola in primavera. In sala si viene accolti dal sorriso della figlia Carlotta, l’unica delle tre che affianca il padre in questa attività. Se la domenica per la famiglia De Santis il riposo è sacrosanto, dallo scorso anno la chiusura settimanale è stata raddoppiata anche di lunedì.