Trabocco, ecco lo Spumante d’Abruzzo. Parola d’ordine: non imitare
Parola d’ordine: vietato imitare. Perché nel panorama spumantistico italiano, in questo momento storico, è necessario fare un ragionamento serio, affinché non si facciano bollicine solo ed esclusivamente per seguire le mode.
Il rischio di cavalcare l’onda, ovviamente, c’è. Ma l’Abruzzo potrebbe aver trovato una strada per valorizzare il proprio territorio. Si tratta del Trabocco, il marchio collettivo approvato nel 2020 e diventato effettivo nel 2022, sempre all’interno della Doc Abruzzo. Il progetto, voluto proprio dal Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, ha un obiettivo chiaro: valorizzare i vitigni autoctoni della zona, utilizzando il Metodo Italiano (o Metodo Martinotti).
[[ima2]]Inoltre l’imbottigliamento deve essere svolto esclusivamente in regione. Niente vitigni internazionali, magari più facili da approcciare da un punto di vista del mercato e del consumatore finale, e spazio a Passerina, Pecorino, Trebbiano d’Abruzzo, Montonico, Cococciola e Montepulciano d’Abruzzo. Un progetto che ha portato anche diverse etichette di spumanti abruzzesi a far parte dell’App Bollicine del Mondo di Identità Golose, giunta alla sua terza edizione e presentata all’ultimo congresso di Identità Milano.
È fondamentale evitare imitazioni. L’Abruzzo ha un grande vantaggio: il territorio. A Est il mare Adriatico, con le sue correnti, permette di avere importanti escursioni termiche tra il giorno e la notte, favorendo quindi lo sviluppo dei profumi. A Ovest, invece, ci sono le montagne, che offrono protezione. Basti pensare che Appennino e Adriatico sono distanti pochissimi chilometri in linea d’aria. In questo quadro si aggiunga una varietà di terreni enorme, con un mosaico di terroirs unico in Italia.
[[ima3]]Questo è un patrimonio che, forse, fino a oggi, non è stato pienamente valorizzato. Il marchio collettivo Trabocco deve essere un’occasione proprio per cercare di mostrare tutte queste caratteristiche, con bollicine che siano fresche, profumate, dirette, piacevoli. Ma che soprattutto raccontino dei vitigni per certi versi quasi sconosciuti, almeno per quanto riguarda la produzione spumantistica. Vietato imitare, quindi, perché spumanti “banali” sarebbero un vero danno per un territorio tanto affascinante come l’Abruzzo.
«È innegabile che il trend di consumo orientato su vini con gradazione più leggera e spumantizzati ci abbia aiutato a fare una riflessione – spiega il presidente del Consorzio Vini d’Abruzzo, Alessandro Nicodemi – Ci siamo resi conto che le nostre uve sono perfettamente adatte a produrre questa tipologia, gli spumanti, che fino ad oggi è stata un po’ lasciata da parte poiché presuppone l’utilizzo di tecnologie che le aziende anni fa non avevano a disposizione. Ora siamo decisamente pronti a percorrere questa strada».
[[ima4]]«Ovviamente con la scelta del nome abbiamo deciso di puntare fortemente sul territorio, scegliendo un simbolo dell’Abruzzo estremamente identificativo. Inoltre, siccome si tratta di un marchio collettivo, si voleva un po’ uscire dalla logica del dualismo vitigno-denominazione, così come accade invece per le altre doc abruzzesi».
Gli assaggi hanno dato buoni riscontri: bollicine identitarie, anche se bisogna lavorare nell’affinare la qualità produttiva. E di questo ne è convinta anche Adua Villa, giornalista e sommelier di origini abruzzesi, premiata proprio da Bollicine del Mondo come Comunicatrice 2024.
[[ima5]]«In Abruzzo – racconta – ci sono delle uve che sono particolarmente vocate alla spumantizzazione, e stanno dando degli ottimi risultati, anche se siamo solo all’inizio. Lo possiamo vedere con la Cococciola, con la sua espressione di freschezza assoluta, ma anche con il Montonico, un’uva sconosciuta ai più, anche in Regione, anche perché non è stata ripiantata. La difficoltà in questo momento, che potrebbe essere invece un’opportunità per far sì che l’Abruzzo si distingua ancora di più con le sue uve autoctone, è proprio il progetto dello Spumante Abruzzo Doc. Il Trabocco vuole essere un’espressione di tutta la Regione, e si è scelto il simbolo del Trabocco perché rappresenta gran parte della costa abruzzese ed è riconosciuto per la sua bellezza e unicità. Noi speriamo in Abruzzo che questo progetto diventi sempre più ampio e possa essere portato al di fuori dai confini regionali, e lo Spumante d’Abruzzo possa essere un punto di riferimento».