Ripartiamo dalla Nostra Terra: il progetto agricolo per il reinserimento di detenuti
Sul Giornale del Cibo abbiamo spesso parlato di progetti meritori legati al recupero di terreni, agricoli e non, sottratti alle Mafie (come per esempio Artemisia a Bari o quella del Comitato Molise 5 a Milano). Ettari di territorio che per anni sono stati teatro di abusi, sfruttamento e caporalato, ma che grazie all’impegno di volontari e associazioni sono diventati centri virtuosi di produzione. Per la prima volta però, al recupero di terreni confiscati si affiancherà l’attività di reinserimento nel mondo lavorativo di detenuti ed ex detenuti.
È quanto si prefiggono JTI Italia, Caritas e Confagricoltura, che hanno presentato “Ripartiamo dalla Nostra Terra” alla quarantacinquesima edizione del “Meeting per l’Amicizia tra i Popoli” di Rimini nello scorso agosto. Al centro del progetto c’è Castrolibero, in provincia di Cosenza, dove quindici tra detenuti ed ex detenuti si occupano integralmente della gestione di un’azienda agricola autosufficiente. Scopriamo il progetto.
“Ripartiamo dalla Nostra Terra”: l’agricoltura come opportunità per tutti
Il progetto “Ripartiamo dalla Nostra Terra”, partito a gennaio 2024, spinge l’acceleratore sull’integrazione sociale e lavorativa dei partecipanti attraverso l’agricoltura sociale, e contemporaneamente crea un modello formativo ed economico replicabile e sostenibile. L’obiettivo è quello di creare un ponte tra la società lavorativa del settore primario e la realtà carceraria, fornendo un mestiere da imparare, senso di responsabilità e autogestione.
Un modello virtuoso che ha attirato l’attenzione e il plauso di diversi esponenti del mondo politico. Alla presentazione del progetto, infatti, hanno partecipato anche il Ministro per l’Ambiente e per la Sicurezza Energetico Gilberto Pichetto Fratin e l’Eurodeputato Massimiliano Salini. “Questa è l’ennesima dimostrazione della valenza sociale del settore agricolo” ha detto Salini. “Grazie a questi progetti formativi l’agricoltura diventa un’opportunità per chi nella vita, dopo aver incontrato una difficoltà, ha deciso di volersi rialzare e guardare al futuro con forza, speranza e determinazione.”
Una squadra multidisciplinare per sostenere il reinserimento
I partecipanti a “Ripartiamo dalla Nostra Terra” svolgono mansioni agricole di base, come l’allevamento di animali e la coltivazione di ortaggi e frutta. Tra queste infatti ci sono anche quelle legate alla trasformazione come la lavorazione e il confezionamento dei prodotti alimentari, fino alla loro commercializzazione.
Queste quindici persone, a tutti gli effetti agricoltori e imprenditori agricoli, sono seguite nelle loro attività da una squadra multidisciplinare, composta da psicologi, educatori, esperti del settore agricolo e volontari, con la collaborazione dell’Agenzia per il Lavoro AG-Formazione. E proprio da Rimini è partita l’attivazione di sei tirocini formativi e lavorativi, da inserire nell’equipe di supporto. La formazione in azienda è infatti pensata come un percorso inclusivo e di sostegno, che offre alle persone in riabilitazione un sostegno continuo e specializzato per affrontare le difficoltà personali e lavorative. Paolo Valente di Caritas ha descritto il valore sociale dell’iniziativa: “Questo progetto offre non solo un’opportunità di riscatto personale, ma crea un ponte tra la società e chi ha bisogno di una seconda possibilità. Il reinserimento lavorativo è una leva fondamentale per costruire una comunità più equa e coesa.”
Un modello replicabile per la rinascita sociale e lavorativa
L’obiettivo del progetto non si limita alla riabilitazione individuale dei partecipanti, ma aspira a creare un modello replicabile e sostenibile che possa essere adottato anche in altre realtà. “Ripartiamo dalla Nostra Terra” infatti vuole contribuire a un’evoluzione del settore agricolo, che integri finalità sociali e responsabilità verso le persone più fragili. Per i detenuti e gli ex detenuti, significa anche l’opportunità di apprendere, oltre al mestiere, anche valori come la responsabilità e l’autogestione, indispensabili per costruire un futuro dignitoso.
Lorenzo Fronteddu, rappresentante di JTI Italia, ha parlato del progetto come un esempio di responsabilità sociale e di valorizzazione umana. “Per noi, l’agricoltura non è solo un settore produttivo ma uno strumento potente per creare inclusione sociale. Questo progetto dimostra come, con il supporto giusto, sia possibile offrire a tutti una possibilità di riscatto.”
L’agricoltura ha un valore sociale
Uno degli elementi che rende “Ripartiamo dalla Nostra Terra” un progetto virtuoso è il coinvolgimento attivo di Confagricoltura che è partner a tutti gli effetti. La collaborazione nasce proprio dalla condivisione di valori, come sottolineato da Sandro Gambuzza, Vicepresidente dell’organizzazione agricola: “L’agricoltura si è innovata nei processi di produzione, ma i valori sui quali si fonda il nostro lavoro restano invariati. In particolare la solidarietà, la resilienza e la consapevolezza caratterizzano il nostro operato. Ogni giorno lavoriamo per garantire la sicurezza alimentare a una popolazione sempre più ampia, tutelando l’ambiente e il legame tra territorio e persone.”
Resilienza e solidarietà trovano piena applicazione ed espressione in progetti come quello promosso in Calabria, in cui l’impatto sociale è molto significativo. “L’agricoltura nel suo DNA ha una forte vocazione sociale, che si esprime al meglio quando riesce a valorizzare le persone più fragili. Progetti come quello portato avanti con JTI Italia e Caritas” conclude Gambuzza “sono indispensabili per incentivare modalità di impresa etiche, che offrono opportunità di lavoro concrete anche a persone in difficoltà, con un riscontro positivo importante sulla produttività e sulla società”.
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Immagine in evidenza di: maxbelchenko/shutterstock.com
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