Diversamente Bistrot: a Udine, inclusione e cucina fatta in casa

Un locale nel centro storico di Udine dove il cibo è strumento di inclusione, autonomia e dignità. È questo il cuore del progetto Diversamente Bistrot, avviato da Anffas Udine nell’ottobre 2024 per offrire opportunità lavorative a persone con disabilità intellettiva, attraverso una proposta di cucina semplice e fatta in casa.
Per conoscere meglio questa esperienza, abbiamo intervistato Maria Cristina Schiratti, presidente dell’associazione, che ci ha raccontato le radici del progetto, le sfide affrontate e le prospettive future. Ne è emersa una visione concreta di inclusione, dove la cucina diventa occasione di relazione e crescita personale.
Un bistrot nato da una lunga storia di impegno

Anffas Udine è una realtà con 58 anni di storia, nata dal desiderio di un gruppo di genitori di migliorare la qualità della vita dei propri figli in un tempo in cui le persone con disabilità intellettiva erano ancora fortemente marginalizzate. Da vent’anni alla guida dell’associazione, Maria Cristina Schiratti ha sempre cercato di proporre “risposte diverse” rispetto ai classici servizi assistenziali. “Abbiamo voluto fin dal primo momento dare opportunità alle persone che non riuscivano ad avere risposte adeguate dai centri diurni o dalle comunità residenziali. Ci sono persone escluse o che non si riconoscono, e noi vogliamo dare loro una possibilità vera”, racconta.
Nel tempo, l’associazione ha sperimentato attività molto varie, dai soggiorni estivi ai corsi di yoga, fino alla pasticceria. Proprio da queste esperienze è nato oltre dieci anni fa Diversamente DOC!, un progetto di inclusione lavorativa in ambito agricolo, realizzato in collaborazione con l’azienda agricola Colutta, che ha portato alla produzione di un vino solidale. L’agricoltura, spiega Schiratti, sembrava allora l’ambiente ideale: “Rispetta i tempi della natura, dà spazio, segue i ritmi umani. Non c’è la frenesia dell’industria”.
L’idea di aprire un bistrot arriva tre anni fa, quando il percorso agricolo mostra i suoi limiti logistici. “Ci è capitata per caso l’occasione di questo bistrot. Ci siamo riuniti, abbiamo raccolto i fondi, acquistato il locale e dal 28 ottobre siamo partiti con questa avventura”.
Un luogo dove sentirsi al proprio posto
Oggi vi lavorano sette persone con disabilità intellettiva, in percorsi diversi: due sono assunte, due inserite tramite il SIL (Servizio di Integrazione Lavorativa), due sono volontari e uno è in formazione. A loro fianco, tre tutor professionisti, una cuoca e due baristi, garantiscono qualità, formazione, crescita e supporto quotidiano.
Ogni storia è unica, e la presidente le racconta con orgoglio: “Maurizio ha più di 60 anni, ha sempre lavorato in un ristorante ed è iperattivo, il candidato ideale. Francesca è molto attiva in associazione e ha esperienza nell’azienda agricola di famiglia. Ivan, che veniva da un lavoro d’archivio, ci ha detto: “Vorrei provare qui”, e si è letteralmente trasformato. È rinato, si è trovato al suo posto”.
Dietro questa nuova avventura c’è una richiesta ricorrente: “Ci chiedevano il lavoro e la casa”, sottolinea. “Il problema più grosso è proprio l’abitare. Senza aiuti è quasi impossibile avviare percorsi di autonomia, né in affitto né in acquisto. Il lavoro è un primo passo, ma la strada è ancora lunga”.
Inclusione che funziona (anche in cucina)

Il bilancio dell’attività di Diversamente Bistrot dopo sei mesi è incoraggiante. “Siamo ancora in una fase di avvio, ma sta andando molto bene. L’offerta è particolare, perché al centro ci sono persone con disabilità, ma la risposta è positiva.”
Parallelamente al bistrot è partito anche un servizio di catering, che ha già coperto eventi importanti come l’inaugurazione della sede rinnovata della Civica Biblioteca Joppi a Udine. ”Ci contattano sempre più realtà, e questo dimostra che la qualità c’è”, afferma Schiratti.
E il locale è diventato anche un punto di riferimento sociale: “C’è un via vai continuo di persone con disabilità che passano perché sanno di trovare un luogo sicuro. Le persone apprezzano il modo in cui i nostri ragazzi e le nostre ragazze si comportano, anche se comunicano in modo diverso. È un dialogo che si impara insieme”.
Le sfide dell’inclusione, non solo in cucina

L’avvio del progetto non è stato semplice, a partire dalle normative: “Il mondo del lavoro, così com’è organizzato oggi, non si adatta alle esigenze delle persone con disabilità. E anche il SIL, di solito, manda una persona alla volta: qui ne sono arrivate due, ed è stato già un passo avanti”. Anche la collocazione, in una corte poco visibile, ha posto delle sfide: “Non è un locale sulla via principale, ma la qualità e il passaparola stanno facendo il loro lavoro”.
Una parte del successo è legato anche alla proposta gastronomica. Il bistrot propone una cucina semplice e fatta in casa: “Il nostro scopo è dare da mangiare in modo sano e buono. Tutto viene preparato internamente, dai cjarsons per gli eventi speciali alle torte, per esempio”. Anche la sperimentazione è guidata dai bisogni reali, come ci racconta la presidente: “Uno dei nostri ragazzi ha un problema di insulino-resistenza, quindi abbiamo iniziato a provare dolci alternativi, senza zucchero. Ci piace pensare a una cucina che faccia bene a tutti.”
Un futuro da coltivare, tra orti e appartamenti
Il Diversamente Bistrot è solo il primo tassello di un progetto più ampio: “Il nostro sogno è un agriturismo polifunzionale, con orto, trasformazione, ospitalità e alloggi per la vita autonoma. Un luogo dove lavorare e vivere in modo indipendente”.
Per ora, il focus è sulla crescita dell’attività attuale: “Vogliamo ampliare il catering, aumentare il personale e rafforzare la formazione. Sono i piccoli mattoncini a costruire le case”, conclude Schiratti. Il Diversamente Bistrot non è solo un ristorante: è un luogo di relazioni, lavoro, crescita personale. Un’esperienza concreta e replicabile, dove la ristorazione diventa una via per l’autodeterminazione.
Immagine in evidenza di: Anffas
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